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Fender American Standard Stratocaster 1987-1999

fe0113020705-xl-02Nel 1985 la CBS annunciò la vendita di Fender ad un pool di persone capitanate da Bill Schultz, ovvero la stessa persona che era stata chiamata al capezzale dell'azienda per invertirne le sorti ed il declino in cui era entrata. Assieme ad altre figure interne a Fender, decise di acquistare marchio, brevetti, linee di produzione estere. Era la fine della cosiddetta "CBS-era".

L'accordo di acquisto però aveva un grosso buco al suo interno: non includeva le linee di produzione, i macchinari e gli stabilimenti americani. Questo fu un grosso problema che rischiò di affossare la neonata FMIC (Fender Musical Instruments Company). Nell'ottobre 1985 fu inaugurato lo stabilimento di Corona, California, che perà impiegò circa 18 mesi per entrare a regime e passare da 7 strumenti prodotti al giorno a 150.
Questo contrattempo avvenne in un periodo non proprio florido per l'industria liutaia statunitense, colpita dalle produzioni estere, in particolare sul segmento medio-basso del mercato. Ci si domandava se avesse ancora senso in quel panorama una produzione di strumenti made in USA, o se di contro essa avrebbe fatto la fine delle produzioni di materiale elettronico, completamente delocalizzate in estremo oriente.
Le scelte fatte nella CBS-era inoltre non facilitavano il tutto (anzi, la pessima qualità dei prodotti messi sul mercato avevano causato la situazione di quel momento), con il pallino del mercato in mano ad altri marchi, che in quel periodo erano stati più bravi ad interpretare la domanda ed il cambiamento di esigenze del mercato.

Schultz e il suo gruppo non potevano sbagliare o perdere molto tempo. Se non avessero preso la scelta giusta, il rischio di non invertire più il declino in cui il marchio Fender navigava.

Si iniziò con il produrre delle nuove reissue delle Stratocaster '57 e '62. Il modello fu la reissue prodotta ad inizio anni ottanta, con alcune modifiche per riprodurre in maniera più fedele gli originali.

Per la Stratocaster, però, avevano in serbo altri piani. A nessuno del nuovo team manageriale andava di rimanere ancorati ai modelli reissue, nostalgici dei vecchi tempi andati: bisognava aggredire il mercato con un nuovo modello, più adatto alle esigenze moderne ma senza rinunciare ad un qualcosa che rimandasse alla tradizione. Si scelse inoltre di cambiare il posizionamento dello strumento sul mercato: rispetto al periodo CBS, dove si era cercato di contenere i costi e offrire un prodotto economico, Schultz & co. decidono di riposizionarsi sul segmento medio-alto del mercato, offrendo un prodotto di qualità migliore e non necessariamente ultraeconomico (ci sono altri marchi o produzioni Fender che possono posizionarsi ed aggredire quella fascia di mercato).

Evoluzione nella tradizione, qualità, novità: il risultato fu la Fender American Standard Stratocaster, presentata al NAMM del 1986 e lanciata sul mercato nel 1987.

Orgogliosamente americana fin dal nome (per mettere in evidenza la sua provenienza e distinguersi dalle altre produzioni economiche), disegnata da Dan Smith e George Blanda, fu una piccola rivoluzione che impattò sul mercato invertendo le sorti dell'azienda.
Fin dal primo sguardo era facile vedere le differenze rispetto ai prodotti CBS e vintage reissue: il corpo richiamava le forme delle Strato degli anni cinquanta, ma rispetto ad esse le differenze sono molteplici: montava un nuovo ponte tremolo, completamente ridisegnato, a due perni invece dei soliti sei. Questo espediente permetteva maggiore stabilità dell'accordatura e minor attrito, mantenendo comunque un design semplice e soprattutto garantendo maggiore semplicità di manutenzione, soprattutto rispetto al Floyd Rose.
Cambiò anche il raggio del manico, dal classico 7.25'' a 9.5''. L'obbiettivo era quello di offrire una chitarra facile da suonare. Il classico 12'' usato da Gibson non era amato dagli affezionati del marchio Fender. Si optò quindi per il 9.5'', che fu considerato un buon trade-point tra 7.25'' e 12''. I chitarristi a cui furono assegnati i prototipi da testare non ebbero alcuna rimostranza in proposito.

Il circuito fu ridisegnato, sempre nell'ottica dell'evoluzione nella tradizione: si tornò ad un circuito a due toni, come quello ideato da Leo Fender. Al posto del secondo potenziometro però fu inserito un TBX, un particolare pot inventato da Paul Gagon qualche anno prima. E' una soluzione molto particolare: tra le posizioni 1 e 5 si comporta come un normale potenziometro da 250k, comprimendolo in meta' corsa (quando il TBX e' in posizione 5, e' come se fosse a fine corsa su uno normale). Dopo lo scatto del 5, esso inizia ad aumentare la presenza delle frequenze medie e quelle basse, esaltandole.

Il pick-up central inoltre fu invertito di polarità, in modo da usare le posizioni 2 e 4 in modalità di hum-cancelling.

Per un certo periodo, intorno all'inizio degli anni novanta, il corpo fu prodotto usando legno di Pioppo. Questo fu a causa di alcune limitazioni sull'abbattimento degli Ontani, in particolare in Oregon. Dal 1994 in poi, cadute queste limitazioni, si tornò ad usare "il classico" ontano.

Di seguito è riportato il circuito della American Standard Stratocaster tra il 1987 ed il 1999. Cliccando su esso è possibile visualizzare una copia della schematica di alta qualità.

Materiale occorrente per realizzare il circuito:
- 3 pick-up single coil, con il centrale in reverse-wound (consiglio i Pick-up Fender American Standard se si vuole rimanere più vicini al disegno originale, i Fralin Pure '54 se si vuole un prodotto di altissima qualità);
- 2 potenziometri logaritmici 250k;
- 1 potenziometro TBX 250k/1Meg;
- 1 selettore a 5 vie;
- 2 condensatori da 0.022 uF;
- 1 resistenza da 82k Ohm, 5% tol;
- 1 jack audio mono;
- cavi rivestiti per creare i collegamenti del circuito.

 

circuitazioneStratoAmStd8799 01s

Le informazioni sono tratte dal Libro di Tom Wheeler "The Stratocaster Chronicles - Celebrating 50 Years of the Fender Strat".
L'immagine di copertina e' tratta dal sito web di Rainbowguitars - http://www.rainbowguitars.com/

Last modified on Tuesday, 30 April 2013 00:12